Salva Casa: difficile sanare le verande abusive

Con l’uscita del Decreto “Salva Casa” nel 2024, molti hanno temuto che stesse arrivando un altro condono edilizio, ma le aspettative sono state solo parzialmente tradite. Il decreto, inizialmente pubblicato in maggio come D.L. 69/2024 e convertito in legge in luglio (L. 105/2024), ha regolato le procedure semplificate del condono edilizio e ha introdotto procedure di sanatoria più snelle e tolleranze edilizie ampliate, senza però configurarsi come un vero condono.

È ancora impossibile sanare le verande abusive costruite senza licenza o in violazione della legge. Il “Salva Casa” non apre nuove prospettive per chi ha operato senza licenza.

La sanatoria ordinaria, che di solito non funziona per le verande abusive, resta ancora l’unica possibilità per sanare. Comunque, quando la veranda è stata costruita illegalmente, ci sono poche prospettive per la sanatoria, ma le verande stesse, in termini di costruzioni tecniche, potrebbero comunque non essere sanabili.

Tra le novità importanti del “Salva Casa”, c’è l’aumento delle tolleranze edilizie previste dall’articolo 34 bis del T.U. edilizia (D.P.R. 380/2001). Le tolleranze edilizie vanno quindi dal 2% al 6%, anche se solo per interventi da realizzarsi non oltre il 24 maggio 2024. In pratica, la sanatoria sarebbe possibile solo differiscono leggermente dal titolo originario, ma tale ipotesi sono rare.

Le tolleranze amministrative, applicabili a lavori di modesta entità come la manutenzione ordinaria, sembrano proprio non potersi estendere alle verande. L’apertura di una veranda, infatti, è di per sé un aumento volumetrico che eccede i limiti urbanistici, specialmente in caso di edificio condominiale. Nel caso appena descritto, ai fini della regolarizzazione dell’abuso, sarà in ogni caso necessario ottenere un’autorizzazione per una variante ai sensi dell’art. 36 del T.U. edilizia, una disciplina che il “Salva Casa” non ha modificato.

Anche rispetto agli altri “vincoli” quali quello paesaggistico, non ci sono riferimenti. La sanatoria ordinaria è concessa solo se l’intervento rispetta le normative urbanistiche ed edilizie sia al momento della costruzione sia al momento della richiesta. Tuttavia, la cosiddetta “doppia conformità” è difficile da ottenere per le verande abusive, poiché l’aumento di cubatura spesso non rispetta le normative vigenti.

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Sembrerebbe che si tratti di una riformulazione della norma sull’accertamento di conformità del Testo Unico sull’edilizia: “in caso di interventi realizzati in assenza di permesso di costruire o in difformità da esso, ovvero in assenza di Scia- o in difformità da essa”, il responsabile dell’abuso o il proprietario dell’immobile possa, fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative, “richiedere il rilascio del permesso in sanatoria o presentare una Scia in sanatoria, qualora l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente, sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda”.

Lo stop a un possibile condono edilizio arriva proprio dall’interno della maggioranza: c’è chi dice di “non potere mai accettare nessun condono”.

Ma al di là delle varie opinioni, giuste o sbagliate che siano, vediamo come siamo messi:

Secondo TEKNORING : In Italia ci sono ancora oltre 5 milioni di pratiche di condono edilizio da evadere, praticamente un terzo del totale di quelle presentate a partire dalla prima legge varata sul tema, oltre trent’anni fa, dal Governo Craxi (la 47/85). 5.392.716 pratiche, per la precisione, su un totale di 15.431.707. Volendo calcolare il danno per l’erario italiano in termini di mancati incassi di oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria, segreteria e sanzioni da danno ambientale, si parla di 21,7 miliardi di euro, praticamente il denaro equivalente a circa 1,4 punti del Pil. E a dispetto di luoghi comuni sulla territorialità del condono edilizio, le domande riguardano praticamente qualsiasi Comune (solo lo 0,9% non ne è interessato), con picchi stratosferici a Roma ma cifre importanti anche a Milano, Firenze, Venezia, Napoli. Volendo essere costruttivi: sarebbe ora di fare un’analisi delle varie casistiche e proporre idonee soluzioni che diano a tutti una maggiore certezza del diritto.